Il pubblico del cinema Jolly: una ricerca
In breve
Nel mese di novembre 2021, abbiamo proposto ai nostri spettatori di rispondere a un questionario online, composto da varie domande volte a comprendere il valore da essi attribuito alla visione di film in sala.
Chi ha aderito ha espresso con un punteggio da 1 a 5 il proprio grado di accordo o disaccordo con alcune affermazioni (ad esempio “Vado al cinema solo se c’è in programma un film che mi interessa”, “Alcuni film non meritano di essere proiettati al cinema”, “Vedere un film al cinema non è molto diverso da vederlo a casa”). I punteggi sono poi stati utilizzati per costruire un “Indice di predilezione della sala cinematografica”, cioè un numero che prova a misurare quanto lo spettatore tenda a preferire l’esperienza della visione vissuta in sala piuttosto che a casa. I dati raccolti sono stati analizzati con strumenti di statistica, nell’ambito del laboratorio di Metodi avanzati per la ricerca sociale del prof. Renato Grimaldi (Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione).
I numeri
Abbiamo ricevuto 130 risposte. Il link al questionario è stato inviato tramite la nostra newsletter, che conta 401 iscritti. Inoltre, è stato condiviso sulla pagina Facebook, seguita da 770 persone, pubblicizzato sul nostro sito e con locandine (munite di codice QR che rimandava alla pagina del questionario) affisse nelle quattro bacheche collocate nel territorio villastellonese. La newsletter si è rivelata il canale più utilizzato (70% delle risposte), seguita dalla pagina Facebook (13,8%); il 10% dei partecipanti ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del sondaggio tramite altri canali (forse il passaparola o la condivisione da parte di alcuni partecipanti tramite altri servizi di messaggistica, come, ad esempio, WhatsApp); irrisorio è stato il contributo del sito internet (4,6%) e delle bacheche (1,5%).
Quali riflessioni sono state alla base di questa ricerca?
“I contemporanei non se ne resero conto. Percepire un cambiamento culturale nello stesso momento in cui comincia a profilarsi è sempre difficile: il pubblico, all’inizio del Novecento, s’entusiamò per il cinema, ne vide le mille possibilità artistiche, scientifiche, militari, turistiche e pratiche ma non intuì che esso annunciava un’altra epoca, una modifica delle relazioni tra collettività e individui.”
Così Pierre Sorlin apre l’edizione italiana della sua “Introduzione a una sociologia del cinema”, aggiornamento e allo stesso tempo riscrittura di un precedente lavoro[1] risalente agli anni Settanta del secolo scorso. Nel volume egli fornisce un inquadramento di tutto ciò che concerne il cinema da un punto di vista sociologico, ripercorrendone la storia, delineandone i meccanismi produttivi, distributivi e, soprattutto della fruizione. Tra le sue pagine scopriamo, ad esempio, che risale al 1907, pochi anni dopo la nascita ufficiale della settima arte (28 dicembre 1895), il primo studio sulla partecipazione del pubblico[2], basato sull’osservazione e rendicontazione da parte di commissari. A oltre un secolo da quella prima prova, il pubblico delle sale cinematografiche continua ad essere un oggetto di indagine complesso e affascinante, a volte prevedibile altre sorprendente, i cui gusti e le cui abitudini sono in continua evoluzione, soprattutto in quest’era pandemica.
Se già prima del 2020 l’intero settore produttivo e distributivo si stava interrogando sul futuro della sala cinematografica alla luce del crescente successo delle piattaforme streaming e della loro competitività nel fornire prodotti di qualità comodamente fruibili da casa, i lockdown hanno imposto un totale, seppur temporaneo, allontanamento del pubblico dalle sale, costrette a prolungate chiusure mentre alcuni film di cui erano già state programmate le uscite hanno iniziato a ripiegare sulle piattaforme. Tuttavia, nessuno del settore decreterebbe oggi la morte della sala, che già in passato aveva attraversato momenti bui superandoli e ritrovando nuovi equilibri, e, sebbene oggi siano innumerevoli le modalità di fruizione del prodotto cinematografico, si continua ad investire risorse importanti in questo settore, nella consapevolezze che “tutte le strategie di sopravvivenza sarebbero inefficaci se non esistesse un pubblico assai vasto disposto a vedere in sala dei film che sarebbe così comodo trovare con un clic sulla rete”[3].
“Per la sociologia il cinema non è niente al di fuori del suo pubblico” dichiara Sorlin[4], ma egli stesso definisce quest’ultimo come “riunione momentanea e aleatoria, dai contorni incerti, determinata da una stessa aspettativa, che non sfocerà in un raggruppamento duraturo”[5]. Pertanto, siamo consapevoli di aver tentato l’impossibile: studiare il pubblico del cinema, individuare alcune caratteristiche, le motivazioni che portano a preferire determinati film, ma soprattutto quelle che spingono a scegliere la sala piuttosto che la visione domestica, e un tipo specifico di sala, cioè il cinema monosala di un piccolo comune.
Negli ultimi decenni sono state numerose le trasformazioni che hanno determinato la chiusura dei cinema, in particolare (ma non solo) in Italia: la rivoluzione nel sistema di prevenzione a seguito dell’incendio del Cinema Statuto di Torino del 1983, che ha imposto importanti lavori di ristrutturazione a tutte le sale, molte delle quali hanno dovuto chiudere per l’impossibilità di affrontare le spese necessarie; la diffusione dei multiplex, enormi complessi che offrono la possibilità di scegliere fra numerosi film in contemporanea oltre ad integrare una grande varietà di servizi nell’esperienza della visione cinematografica (si pensi ai centri commerciali gravitanti intorno a un cinema che includono negozi, ristoranti, sale giochi…); il passaggio al digitale, che ha obbligato all’acquisto di costosi apparati tecnologici pena l’impossibilità di proiettare le ultime uscite, non più distribuite in pellicola.
Alla luce di queste trasformazioni, stupisce la resistenza di molti cinema monosala, ancora attivi in varia misura, come il nostro Jolly con i suoi cent’anni di lotta per la sopravvivenza.
Ultimamente le attività sono state molto limitate (arene estive 2020 e 2021, con qualche laboratorio per i più piccoli) e il pubblico non è stato generoso in tutte le serate, ma vogliamo ancora credere della validità delle affermazioni di alcuni esperti, come il già citato Sorlin:
“Oggi, quando niente vieta di visionare a casa qualsiasi opera utilizzando vari supporti […] la decisione di andare al cinema è diventata un atto razionale, la scelta di una certa atmosfera o di un luogo, un rito o un modo particolare di vedere i film.”[6]
O Francesco Giraldo, segretario generale dell’ACEC:
“Il fatto è che la sala non è più un contenitore, bensì un contenuto. Non un luogo dove, per fini meramente commerciali, si assiste semplicemente alla proiezione di un film, ma una location dove si vive un’esperienza.”[7]
I risultati della ricerca
Assegnando un punteggio da 1 (per niente d’accordo) a 5 (totalmente d’accordo), gli spettatori hanno valutato alcune affermazioni. Alcune hanno ottenuto risposte piuttosto concordi, come:
Altre hanno diviso maggiormente il pubblico:
Hanno partecipato in misura decisamente minoritaria i giovani, non solo i più piccoli, sicuramente poco inclini a partecipare spontaneamente ad una ricerca di questo tipo, ma anche gli appartenenti alla fascia 25-34 anni.
Il questionario ha ricevuto risposte soprattutto da donne (66%), ma abbiamo rilevato che tra queste è più alto il numero di coloro che non sono andate al cinema nell’ultimo anno, mentre gli uomini che hanno partecipato alla ricerca hanno frequentato una sala cinematografica in misura maggiore.
Non abbiamo ricevuto contributi da persone di cittadinanza non italiana.
Le domande specificamente dedicate alla frequenza delle sale in era pandemica hanno ottenuto i seguenti risultati:
Dai dati raccolti, abbiamo ottenuto un valore medio dell’“Indice di Predilezione della Sala cinematografica” (d’ora in poi IPS) pari a 67.42, indicante una generale attitudine positiva, pur includendo valori che vanno da un minimo di 41 fino ad un massimo di 84.
L’analisi statistica non ha rilevato legami tra il valore dell’IPS e le caratteristiche strutturali (genere e età) e socioeconomiche (professione e titolo di studio) dell’individuo, dimostrando che, all’interno del campione studiato, è generalizzata la preferenza per la visione in sala piuttosto che a casa.
Tuttavia, considerando il fatto che chi ha risposto al questionario proviene prevalentemente dagli iscritti alla newsletter e lo ha fatto su base volontaria – dunque può essere ritenuto tra i maggiori sostenitori delle nostre attività del Cinema Jolly – ci si sarebbe potuti aspettare un valore medio dell’IPS più alto. Probabilmente, l’abbondanza di contenuti audiovisivi fruibili tramite canali alternativi alla sala cinematografica, spesso di alta qualità, oltre alla possibilità di vivere altri tipi di esperienze culturali e sociali significative, costituisce una valida ragione per mettere in discussione il valore della visione cinematografica tradizionale.
Se l’andare al cinema è universalmente riconosciuto come una bella esperienza, sarebbe miope, da parte nostra e di tutti gli esercenti, agire come se tale assunto non potesse essere messo in discussione e non investire risorse ed energie nel rinnovamento, anche alla luce dei sempre crescenti costi di mantenimento degli impianti necessari. Non basta un pubblico che guarda alla sala con affetto, ma occorre che sia invogliato a sostenere il sistema non solo economicamente, attraverso l’acquisto dei servizi, ma anche impegnando parte del suo tempo libero a rendere vivi questi luoghi di cultura e intrattenimento.
L'analisi completa è scaricabile al seguente link
Siamo lieti di annunciarvi che l'installazione del nuovo proiettore digitale è stata ultimata. Durante questo weekend, 13-14 Dicembre 2014, sarà effettuata la prima proiezione con questa nuova tecnologia.
A breve pubblicheremo il film in programmazione.
Cari spettatori,
i tempi che viviamo non offrono molte occasioni per mandarvi nostre notizie, ma oggi siamo lieti di inoltrarvi un messaggio dall'amico Stefano Rogliatti, che avete incontrato più volte nella nostra sala.
L'anno scorso aprivamo la stagione autunnale con il suo "Rice to love", che ci ha condotti in Birmania per conoscere una realtà in cui la fatica della coltivazione del riso produce ricchezza non per chi lavora, ma per un governo che sceglie di reinvestire soltanto nell'esercito. Quest'anno, pur non potendo incontrarci in sala, Stefano ha comunque trovato il modo per accompagnarci in un altro viaggio...
"Cari amici di Villastellone e del cinema Jolly,
da domenica 1º novembre si può vedere, sul mio canale YouTube, il documentario "Né tonda né gentile" nella sua versione integrale!
https://www.youtube.com/watch?v=D5iMQjBFk4w
Scelta doverosa per raggiungere il più alto numero di persone e rendere la mia inchiesta virale, capace di toccare gli animi più sensibili. Dare voce a chi voce non ha mi fa credere nella mia professione, necessaria e utile sempre.
Questa volta il viaggio mi ha portato in Turchia sulle coste del Mar Nero, nella capitale della produzione di nocciole. Qui, nel mese di agosto, arrivano più di 350.000 lavoratori stagionali. Mi chiedono "secondo te ne vale la pena?"
Non ho la risposta pronta ma dentro di me penso proprio di no.
Testimoniare e accendere i riflettori sulla situazione precaria e disumana di centinaia di migliaia lavoratori gratifica il mio impegno. È solo un pezzo del nostro mondo ma drammaticamente situazioni simili non rimangono casi isolati.
Stefano Rogliatti"
A voi tutti che amate il cinema impegnato e di qualità auguriamo
BUONA VISIONE
i volontari del Jolly
Cari spettatori,
non avete nostre notizie da un po', ma ci siamo ancora. La nostra sala è chiusa da prima del virus e questa emergenza sanitaria ha reso ancor più difficili i lavori per la riapertura. Ma da qualche tempo stiamo pensando a come rimanere attivi, aspettando la sala. Per questo è nato CinemaJollyLab, di cui vi mandiamo un assaggio:
Vai al video: "La nostra sede"
Ma che cos’è questo “CinemaJollyLab”?
Al momento è un’idea: creare un laboratorio, reale e virtuale, di cinema e per il cinema. “Di cinema” nel senso che ciò che si fa ha a che fare con il mondo del cinema. “Per il cinema” perché nasce dall’intenzione di ampliare il raggio d’azione del Cinema Jolly di Villastellone, per renderlo sempre più vivo e frequentato, anche se sta attraversando un momento buio, di chiusura. Anzi, proprio perché sta attraversando un momento buio. Al cinema il buio non spaventa. È necessario per godersi la luce delle storie proiettate sullo schermo. Quindi CinemaJollyLab è un invito affinché la sala chiusa ci porti a vedere quanto per il cinema si possa fare anche fuori. D’altronde il cinema, l’arte, ha senso se il suo effetto si protrae oltre la mera fruizione, fuori dalla sala; se crea domande, dubbi, disagio o piacere, memorie: se risuona nella nostra vita. Come la “Chiesa in uscita” di cui si sente tanto parlare, CinemaJollyLab è il “Cinema Jolly in uscita”, che porta avanti la sua missione di Sala della Comunità meno nella sala e più nella comunità.
Belle parole. Ma in concreto, che fare?
Qualcosa che serva a far amare il cinema. Può sembrare presuntuoso se si pensa che “amare” può voler dire “colpo di fulmine”, inspiegabile folgorazione. Ma più spesso è solo imparando a conoscere che ci innamoriamo sul serio, che l’innamoramento poi mette radici e diventa passione feconda. Quindi si può accompagnare all’amore per il cinema aiutando a conoscerlo. Il Jolly ha sempre perseguito questo obiettivo attraverso la proiezione di film di qualità, quindi occupandosi della visione, il momento di fatto più passivo della settima arte. Perciò, in questo periodo di inattività imposta non ci resta che essere attivi. Quindi fare. Fare cinema.
Che presunzione!
Ma no… solo fare piccole cose, giochi che ci aiutino a capire meglio questo mondo, il suo linguaggio, fatto di immagini, di musiche, di storie vissute e raccontate: audio-visivo. Non siamo mica professionisti: dilettanti, amatori. Neppure vogliamo affermare che chiunque può fare quello che fanno i professionisti. Affermiamo però che chiunque può acquisire maggiore consapevolezza della grammatica del linguaggio audiovisivo e delle narrazioni cinematografiche. Come quando a scuola ci esercitavamo a scrivere le prime parole, i pensierini e poi i temi, allenandoci ad utilizzare il linguaggio verbale senza perciò pensare di sminuire il lavoro dei grandi scrittori. D’altronde l’audiovisivo è un linguaggio in cui siamo oggi costantemente sommersi, e insieme a noi i ragazzi e i bambini, nativi digitali per i quali la consapevolezza può essere ancora più importante.
Quindi come funziona?
C’è un canale YouTube già pronto ad accogliere tutti i progetti che verranno realizzati con questi obiettivi: diffondere cultura cinematografica, promuovere il Cinema Jolly. Chiunque può contribuire. Siamo facilmente raggiungibili tramite social (Facebook e Instagram), abbiamo un indirizzo e-mail dedicato ai rapporti con il pubblico, chi è della zona non farà difficoltà a mettersi in contatto con i volontari del Jolly.
Ma non doveva essere un laboratorio “virtuale e reale”?
È vero, al momento prevale il virtuale. Per due ragioni. Primo: siamo in una fase molto iniziale, il progetto sta prendendo forma, quindi sondiamo il terreno per capire se può attecchire, avere un seguito. Secondo: siamo in emergenza sanitaria. Non è tempo di organizzare incontri, ma ci saranno anche quelli. Trovarsi a cadenza regolare per confrontarsi sui lavori in corso, condividere idee, difficoltà. Ma anche invitare esperti per approfondire con loro tematiche o tecniche specifiche, come il genere documentario o l’animazione in stop-motion, per fare un paio di esempi. Ma anche questo limite, l’impossibilità di trovarsi faccia a faccia, di creare un evento di presentazione dell’iniziativa, può avere un significato.
Nel mese di ottobre abbiamo festeggiato in sala i settant’anni dell’ACEC con una rassegna dal titolo “Costruiamo la comunità – dai social network alla comunità umana”. La serata d’apertura è stata animata, fra gli altri, da don Luca Peyron, che insieme a tanti meriti ha quello di essere l’autore del libro “Incarnazione digitale. Custodire l'umano nell'infosfera”. Il tema affrontato era ampio: le relazioni umane e l’umanità stessa ai tempi di internet e su internet. Ma una sintesi don Luca l’ha offerta forte e chiara: “Dobbiamo continuare a presidiare l’umano che siamo”. Ecco: il CinemaJollyLab vuole essere un presidio di umanità in rete, fatto di amore per il cinema, per la conoscenza, per il fare cose belle, buone, vere, insieme.
Vi aspettiamo!
i volontari del Jolly
Cari spettatori,
Il flash mob, organizzato da ANEC con hashtag #riaccendilcinema, ha voluto lanciare un messaggio simbolico agli spettatori, agli operatori e alle istituzioni con il quale si è voluta sottolineare l’importante funzione sociale che le sale svolgono quotidianamente sul territorio come luoghi di incontro, partecipazione e scambio culturale, per evidenziare la necessità di un progetto strategico per il rilancio del settore. A seguito del lockdown, infatti, 1.600 strutture cinematografiche hanno sospeso la loro attività, per un totale di oltre 4.000 schermi su tutto il territorio nazionale.
“Le sale cinematografiche italiane riaccendono le proprie luci con l'augurio di un ritorno alla piena normalità a nome di tutta l'industria del cinema – ha detto Mario Lorini, Presidente dell’ANEC – Vogliamo lanciare un segnale importante per ricordare a tutto il pubblico che le sale cinematografiche ci sono e attendono il momento giusto per riaprire. In quel momento, avremo bisogno di tutto il calore e la passione dei nostri spettatori”.
Noi del Jolly, oltre a riaccendere le luci, abbiamo cercato di renderci più vicini a voi, affezionati spettatori, attraverso il canale YouTube CinemaJollyLab, con un video dedicato all'evento.